E i nodi vengono al pettine. A cominciare dai diritti. A Torino la sindaca M5S Chiara Appendino cambia il nome all’assessorato alla famiglia in “alle famiglie”. Una vocale che cambia un mondo.
Una vocale, e dio sa quanto le parole siano importanti, che significa inclusione, allargamento a una società nuova, a una società che cambia. Inclusione e non esclusione. E se non è fare politica ciò, bisognerebbe spiegare cosa è fare politica. E infatti sulla vocale incriminata sono piovute polemiche a non finire.
Fatte da coloro che vogliono escludere, e non includere, e tra questi c’è, e dispiace, il Partito Democratico. In questo atto della Appendino c’è un’indicazione chiara e diretta alle persone da parte della sindaca.
Quella vocale cambiate significa: «ci siete tutti in Comune. Quest’assessorato si occuperà di tutti», coppie etero, gay, di fatto, famiglie allargate, single con figli, separati e divorziati, e così via. Insomma ciò che oggi sono le famiglie. Ma non è bastata la vocale all’Appendino.
La delega, infatti, la sindaca l’ha data all’assessore Marco Alessandro Giusta, ex presidente dell’Arcigay cittadina, facendo insorgere il “medioevo” sociale – la definizione non è mia ma dell’esponente PD senatore Stefano Esposito -, che c’è ed è rappresentato dentro lo stesso PD dalla consigliera PD Monica Canalis, come riporta il Fatto Quotidiano, che è insorta contro la decisione.
Una reazione rabbiosa che da un lato rappresenta il senso di sconfitta di certi esponenti politici sul fronte sociale – oggettivamente la Canalis guarda la società con lo specchietto retrovisore e con una certa omofobia se il problema è l’orientamento di genere dell’assessore Giusta – alla quale si contrappone un’azione politica chiara e inclusiva fatta di simboli e parole, ma che in politica oggi più che mai sono importanti.
«La forzatura giuridica che viene realizzata attribuendo lo status di famiglia anche alle persone conviventi di fatto e alle unioni civili omosessuali», queste sono le parole che la Canalis usa contro la decisione dell’Appendino, citando il fatto che in Costituzione si usa la parola «famiglia».
Ora c’è da chiedersi su quanti temi sociali, economici ecc ecc un partito come il PD sia arretrato, come su questa questione e quanto spazio politico ci sia per forze politiche nuove. E non si creda che si tratti di temi marginali rispetto al lavoro, al welfare, o alla sanità.
Lo status di famiglie incide sulla carne viva delle persone. Se sei fuori da quelle codificate di conseguenze nei hai eccome, specialmente quando sei più debole.
La società cambia indipendentemente dai desiderata autoreferenziali, e basati sul proprio senso comune, dei politici. I quali spesso non hanno mai letto un testo di sociologia e hanno un’idea di società basato sulle proprie esperienze personali. E da questa piccola vocale cambiata si direbbe – il condizionale è d’obbligo – che la Appendino abbia iniziato, su questo fronte, bene.
Aggiornamento: ho aggiunto la foto qui sopra perchè vedere una giovane sindaca, in fascia tricolore, posare con le “famiglie” è raro. Forse, vado a memoria, lo aveva fatto l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino.
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