A pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump arrivano notizie sulle rinnovabili in chiaro e scuro sulle rinnovabili. Gli Emirati Arabi Uniti, infatti, investiranno 164 miliardi di dollari nel settore delle energie pulite entro il 2050. «Il piano integrerá soluzioni energetiche rinnovabili, il nucleare e le fonti fossili pulite», ha scritto il primo ministro degli Emirati Arabi Uniti Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, su twitter. Il primo ministro, ha descritto come sarà il mix energetico nel Paese al 2050. 44% di energia pulita, 38% gas, 12% carbone e 6 %energia nucleare. «Il piano mira ad aumentare l’efficienza energetica del 40% e aumentare il contributo dell’energia pulita del 50%», ha proseguito il premier che ha anche . invitato tutti i Paesi del Golfo Persico a sviluppare una strategia unica per l’intera regione. Nel 2016, il governo ha annunciato un piano per raggiungere un obiettivo del 30 % di energia pulita entro il 2030, con l’obiettivo al 2021 del 24 % che è stato aggiornato al 27 % per soddisfare gli obiettivi sulle emissioni previsti dall’accordo sul clima di Parigi del 2015. Dubai ha fissato obiettivi ancora piú ambiziosi: il 75% di energia rinnovabile entro il 2050.
Nel frattempo l’Agenzia per l’Energia cinese ha annunciato che investirà 361 miliardi di dollari per la produzione di energia da fonti rinnovabili, entro il 2020, e la National Energy Administration cinese fa sapere che userà i fondi per costruire più eolico, idroelettrico, solare e per le infrastrutture nucleari nel corso dei prossimi cinque anni. Una politica che secondo i cinesi porterà alla creazione di 13 milioni di posti di lavoro.
Questa della Cina è una decisione, osservano gli esperti del Mit Technology Review, che arriva mentre altri paesi sul tema delle rinnovabili segnano il passo. «Il futuro degli investimenti per l’energia pulita in alcune parti d’Occidente appare incerto», affermano gli esperti.
«Un nuovo rapporto riferisce che gli investimenti in rinnovabili in Gran Bretagna potrebbero ridursi del 95% nei prossimi tre anni a causa di una contrazione degli incentivi, tutto questo mentre, nonostante le politiche di Barack Obama, il presidente entrante degli Usa, Donald Trump, parla di un ritorno ai combustibili fossili. Un quadro che potrebbe vedere la Cina emergere come leader de facto delle politiche climatiche», concludono dal Mit.
Intanto Barak Obama avvisa Trump che la crescita delle energie pulite è irreversibile. «La marcia degli Stati Uniti verso un’economia basata sulle energie rinnovabili è irreversibile», dice Obama a dieci giorni di distanza dall’addio alla Casa Bianca con un articolo scientifico sulla rivista Science. Tra il 2008 e il 2015 l’economia Usa è cresciuta di oltre il 10% mentre le emissioni di CO2 sono diminuite del 9,5%. «Un disaccoppiamento che dovrebbe mettere a tacere l’argomentazione secondo cui combattere il cambiamento climatico richiede di accettare una crescita inferiore o un piú basso tenore di vita», rimarca il quasi ex presidente statunitense.
«Nonostante l’incertezza politica che ci troviamo di fronte, resto convinto del fatto che nessun Paese sia piú adatto degli Stati Uniti ad affrontare la sfida climatica e a raccogliere i vantaggi economici di un futuro a basse emissioni di carbonio», prosegue Obama che conclude: «La scienza e l’economia forniscono una guida utile per ciò che il futuro potrebbe portare, in molti casi indipendentemente dalle scelte politiche a breve termine, quando si tratta di combattere il cambiamento climatico e attuare la transizione verso un’economia basata sulle energie pulite».
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