Mobilità elettrica: l’Italia fa il gambero

Sul fronte della mobilità elettrica il Bel Paese arretra. Nonostante ci siano 50 milioni di euro per le colonnine di ricarica

auto elettrica Tesla
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Che l’Italia sia indietro con la mobilità, sostenibile ed elettrica si sapeva, ma che non siano utilizzati i fondi stanziati ha del paradossale. La denuncia è di Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, che ha depositato un’interrogazione in Commissione in materia di mobilitá elettrica.

«L’Italia è in ritardo sul fronte delle auto elettriche anche per l’inadeguatezza dell’infrastruttura di ricarica, nonostante i fondi stanziati negli ultimi anni dallo Stato per la sua implementazione. Per sollecitare lo sviluppo della mobilitá elettrica anche grazie a un incremento dei punti di ricarica ho presentato una interrogazione in commissione al ministero delle Infrastrutture. ha detto Realacci, che ha aggiunto – Come ricorda una relazione della Corte dei conti sono stati spesi appena 6.286,28 euro su 50 milioni stanziati dal 2013 al 2015 per la realizzazione dei punti di ricarica». Senza la realizzazione di una sola colonnina. Già perché gli oltre 6mila euro spesi, infatti, sono stati utilizzati per stampare i bandi di gara rivolti agli enti locali. E non è che non ci sia urgenza sotto a questo fronte. Il rapporto ‘Segnali 2016’ dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, infatti, mette in evidenza che i trasporti sono responsabili di circa il 30% del consumo finale complessivo di energia nei paesi europei, di piú del 20% delle emissioni di gas serra e di una parte considerevole dell’inquinamento atmosferico. Il nuovo libro bianco sui trasporti impone agli Stati membri dell’UE di ridurre le emissioni di gas serra del settore del 60% entro il 2050 rispetto al 1990 e i veicoli elettrici, soprattutto se alimentati con energia da fonti rinnovabili, possono dare un contributo importante per una mobilitá sostenibile. Specialmente in uno scenario come quello italiano dove circa il 35% dell’elettricità è di origine rinnovabile. Quindi per ogni veicolo elettrico in più abbiamo un abbattimento del 35% delle emissioni di gas serra e l’emissione zero di inquinanti come gli NOx e l’Ozono a livello locale, mentre i PMx diminuiscono di un 75% – il restante 25% è dovuto agli pneumatici e ai freni, fonti d’emissione che ci sono anche con la mobilità individuale elettrica e che si può ulteriormente ridurre, in città, solo con l’utilizzo dei mezzi pubblici.

In Italia solo lo 0,1% dei veicoli immatricolati nel 2016 è a propulsione elettrica, dato che pltretutto è in calo rispetto al 2015. Si tratta di un risultato che è imputabile anche e soprattutto alle carenze dell’infrastruttura per la ricarica. I fondi per implementarla ci sono ma non vengono utilizzati. E così è un cane che si morde la coda, visto che gli utenti non acquistano vetture elettriche perché non esistono punti di ricarica, mentre la politica non ritiene che ciò sia una priorità, visto che i cittadini non usano tali mezzi.

Ed è la Corte dei Conti stessa che raccomanda, inoltre, al Ministero dei Trasporti di «accelerare al massimo» sulla realizzazione delle colonnine per la ricarica e di puntare sulle centraline di tipo “fast”, monitorando l’avanzamento dei progetti avviati. «Al ministro interrogato ho quindi chiesto quale sia lo stato delle cose e se non intenda, per quanto di sua competenza, implementare lo sviluppo della mobilitá elettrica aumentando l’infrastruttura di ricarica a disposizione degli utenti», ha concluso Realacci.

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