Importante novità per l’autoproduzione energetica da fotovoltaico sui condomini. L’assemblea di condominio, da oggi, infatti, non può vietare l’installazione al singolo residente di pannelli fotovoltaici sul lastrico solare, può solo imporre cautela.
Lo ha sancito il tribunale di Trapani annullando una delibera condominiale adottata per far rimuovere un impianto fotovoltaico precedentemente installato (sentenza 337/2018, presidente Caterina Linares). E le sentenze dei tribunali in Italia fanno giurisprudenza.
Ma veniamo ai fatti. Il condomino in questione aveva realizzato un impianto di 3 kWp, di tipo individuale e occupava 20 metri quadri su un totale di 700 metri quadri totale del terrazzo. Il tutto in assenza di risposta alle sue reiterate richieste al condominio. Una volta realizzato l’impianto il condominio si era opposto trascinando il condomino in tribunale, ma ha perso.
Il giudice, infatti, ha sottolineato che «il codice civile riconosce ad ogni condomino la possibilitá di installare pannelli per la produzione di energia da fonti rinnovabili sul lastrico solare».
E che «l’assemblea di condominio non può vietare l’installazione al singolo condomino di pannelli fotovoltaici sul lastrico solare, ma può esclusivamente imporre particolari cautele quanto tale opera influisca sulle parti comuni». E non si tratta del primo pronunciamento in tal senso.
Si tratta di una sentenza molto importante perché siamo alla vigilia della ratifica delle direttive europee che liberalizzeranno dal basso la produzione elettrica, consentendo la creazione di comunità energetiche che consentiranno la vendita di elettricità tra privati, cosa oggi vietata solo in Italia e Spagna, ma in quest’ultima è ai nastri di partenza un’ottima legge sulle rinnovabili che non ha uguali, per ora, in Italia.
Ciò significa che un condomino tra poco potrà installare un impianto fotovoltaico sul tetto condominio senza che nessuno possa opporsi e quando non utilizza l’elettricità potrà venderla ai propri vicini di casa, usando un sistema intelligente e pochi metri di cavo. Il tutto senza passare per la rete ed evitando gli oneri di sistema che oggi sono circa il 50% della bolletta elettrica. In linea con le direttive europee sull’autoproduzione energetica.
Facciamo un esempio. Il kWh elettrico costa, se prelevato dalla rete circa 20 centesimi di euro, mentre se quello prodotto dal nostro impianto fotovoltaico viene ceduto alla rete a prezzo di mercato, circa 9 centesimi di euro. La differenza la fanno tasse e oneri di sistema.
La cessione di un microproduttore, che usa l’autoproduzione energetica, a un vicino di casa potrebbe avvenire a 15 centesimi di euro per kWh, con un guadagno per il produttore rispetto alla cessione alla rete elettrica e un risparmio per il consumatore sull’acquisto dalla stessa rete elettrica.
E non si pensi che si tratterà di un fenomeno marginale. In Italia ben 14 milioni di famiglie vivono in oltre un milione di condomini e con l’abbassamento di prezzi del fotovoltaico e la detrazione fiscale del 50% in dieci anni c’è da scommettere che non pochi profitteranno dell’occasione.
Se solo l’1% delle famiglie, ed è una stima conservativa, dovessero installare 3 kWp di fotovoltaico ciò significa che avremo 140mila nuovi impianti per un totale di 420 MWe installati in grado di produrre 504 GWh ogni anno d’energia pulita a km zero.
Per non parlare dell’indotto sul fronte del Pil. Se le 140mila famiglie decidessero di installare un impianto fotovoltaico da 3 kWp ognuna a un costo di circa 4.500 euro a impianto – la cui metà si detrae al 50% – ciò svilupperebbe un fatturato per il settore di 630 milioni di euro che si rifletterebbe anche sull’occupazione. Il tutto al costo per lo Stato, basso, di 31 milioni ogni anno.
Ossia quello delle detrazioni fiscali. La speranza è che sempre lo Stato, magari con lo zampino dell’Agenzia delle Entrate, non si metta di traverso a quello che potrebbe essere un meccanismo virtuoso, per l’autoproduzione energetica, di vera liberalizzazione energetica dal basso e vicina alle esigenze dei cittadini.
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