Le doppie colture rappresentano un enorme potenziale per la produzione sostenibile di biogas. Gli agricoltori italiani producono biometano a costi bassi con impatti ambientali positivi. L’utilizzo di doppie colture può essere un modello promettente per produrre biomasse aggiuntive senza ricadute negative sull’utilizzo dei suoli o per le produzioni alimentari. Queste sono le conclusioni di uno studio effettuato da Ecofys per il Consorzio Italiano Biogas (Cib), che mostra come le produzioni agricole possano essere incrementate in modo netto e sostenibile grazie all’introduzione di colture d’integrazione.
E l’Italia è da tempo uno dei principali produttori di biogas in agricoltura. Praticamente la quarta al mondo dopo Germania, Cina e Stati Uniti, con una potenza elettrica installata di oltre un gigawatt, ossia l’equivalenti a 2,4 miliardi di metri cubi di gas naturale. Ma non sono solo le quantità a essere importanti, ma anche la qualità. Sotto a questo profilo il modello e il disciplinare di produzione promosso dal Consorzio Italiano Biogas, ossia “Biogasdoneright”, tradotto Biogasfattobene, ha pochi eguali al mondo. Si tratta di un modello, basato sull’uso prevalente di sottoprodotti e sui doppi raccolti, cosa che non lo fa essere in competizione con le produzioni alimentari e foraggere e che consente di produrre di più in modo sostenibile, contribuendo nel frattempo alla crescita delle energie rinnovabili.
«Crediamo che il modello del Biogasdoneright – spiega Piero Gattoni, presidente del CIB – sia vincente perché è in grado di dare una forte spinta all’innovazione e alla decarbonizzazione del settore agricolo. Lo stiamo dimostrando con evidenze scientifiche. Per questo abbiamo promosso un gruppo di lavoro internazionale per approfondire i temi del Biogasdoneright® e di sviluppare ulteriori conoscenze».
Il crescente interesse internazionale per Biogasdoneright è testimoniato anche dalla costituzione di un team di esperti internazionali, coordinati dal professor Bruce Dale della Michigan University, che valuterà i principi di questo modello, verificando la scalabilità nei vari contesti internazionali.
«Sin dalla nostra costituzione 10 anni fa – prosegue Piero Gattoni, presidente del CIB, Consorzio Italiano Biogas – ci siamo posti l’obiettivo di promuovere un percorso di sviluppo della digestione anerobica in azienda agricola che permettesse di continuare a produrre cibo e foraggi di qualità, in modo ancora più sostenibile e a costi minori, utilizzando sottoprodotti e colture di integrazione, come quelle di secondo raccolto che altrimenti non avrebbero avuto mercato. L’interesse di importanti studiosi internazionali per approfondire scientificamente quello che noi stiamo sperimentando nella pratica della gestione delle nostre aziende ci motiva a continuare lungo una strada che può portare le nostre aziende ad essere più competitive e sostenibili».
Il biogas e il biometano prodotti secondo i principi del Biogasdoneright sono oltretutto carbon negative, come emerge da un’analisi di ciclo di vita (LCA) condotta dal CIB con il supporto del CRPA su un campione di quattro impianti di digestione anaerobica. Dallo studio emerge che l’elettricità prodotta da questi impianti genera emissioni climaalteranti prevalentemente negative, in un range da meno 335 a 25 g CO2eq per kWh. Tradotto: la produzione energetica, non solo non produce CO2, ma addirittura la assorbe. Ed ecco come si pone nei numeri il Biogasfattobene. L’elettricità prodotta oggi nell’Unione Europea ha emissioni pari a 752 g CO2eq per kWh distribuito all’utilizzatore. Il biometano, invece, ha emissioni che stanno in un range da 10 a meno 36 g di CO2eq per MegaJoule (MJ), mentre quello prodotto da un impianto convenzionale (non da Biogasfattobene) è di 34g CO2eq per MJ. Il gas naturale in UE produce 72 g CO2eq per MJ, mentre il combustibile fossile di riferimento in UE genera 115 g CO2eq per MJ. Insomma il Sistema paese Italia ha in mano pratiche e metodologie di ottimo livello per sviluppare il biogas, fatto bene, ed essere leader a livello mondiale. Lo eravamo negli anni ottante anche per il fotovoltaico. Serve una seria politica industriale, e agricola, affinchè l’Italia s’agganci al treno del biometano. Fatto bene.
Il rapporto è consultabile al sito: http://www.consorziobiogas.it
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