Clima scadenza 2100. Se questo è ciò che emerso da Cop 21 a Parigi lo scorso dicembre gli indicatori molti indicatori scientifici sembrano smentire tutto ciò. La concentrazione di CO2, per esempio, nell’ultimo anno ha fatto un balzo, passando dalle 400,46 ppm (parti per milione, dati NASA) del giugno 2015, ai 404,48 ppm del giugno 2016.
L‘uno per cento in più in un anno. In pratica nel giro di dodici mesi la velocità dell’aumento di concentrazione di CO2 nell’atmosfera è raddoppiata. Infatti nel periodo immediatamente precedente sono serviti 24 mesi, ossia due anni, per aumentare di 4 ppm la concentrazione di CO2 in atmosfera.
Quindi non stupisce il fatto che A livello globale il 2015 sia stato l’anno più caldo dal 1880 ad oggi, ma in questo quadro non fa eccezione l’Italia dove nel 2015 è stato infatti registrato un nuovo record della temperatura media annuale.
Lo si vede dal quadro tracciato dall’XI rapporto Ispra “Gli indicatori del clima in Italia”. Se a livello globale, l’anomalia della temperatura media rispetto al trentennio 1961-1990 è stata di più 1,23°C, in Italia, il valore della temperatura media nel 2015 più 1,58°C ed è attribuita a tutte e quattro le stagioni, con l’anomalia più marcata in estate, più 2,53°C.
Tra macro-aree geografiche, l’anomalia della temperatura media annuale è stata in media di più 2,07°C al Nord, più 1,70 al Centro e più 1,28°C al Sud e sulle Isole e tutti i mesi del 2015 sono stati più caldi della norma, ad eccezione di settembre al Nord e febbraio al Sud e sulle Isole; al Centro le anomalie sono state positive in tutti i mesi del 2015.
Ovunque il mese più caldo rispetto alla norma è stato luglio, con un’anomalia media di più 4,31°C al Nord, più 4,27°C al Centro e più 2,88°C al Sud e sulle Isole. Ed è allarme anche per quanto riguarda le precipitazioni che sono state inferiori alla norma quasi ovunque, ad eccezione della Sicilia, che, viceversa, è stata oggetto di un numero significativo di eventi estremi, soprattutto nel mese di ottobre.
Precipitazioni molto intense e concentrate in poche ore hanno interessato diverse regioni italiane, consolidando la presenza di una tendenza all’aumento della frequenza e della intensità di eventi estremi. Al nord, invece, gli ultimi mesi del il 2015 sono stati di siccità, mettendo così in crisi coltivazioni e generazione idroelettrica.
Le precipitazioni cumulate annuali del 2015 in Italia sono state inferiori alla media climatologica del 13%, ma con notevoli differenze geografiche: è al Nord e al Centro che il 2015 è stato meno piovoso , meno 21% e meno 17%, mentre al Sud e sulle Isole si è stati nella norma e il carattere secco del 2015 è confermato dal dato dell’umidità relativa media annuale nazionale, che colloca l’anno passato al terzo posto nella classifica degli anni più secchi a partire dal 1961.
Al Nord e al Centro le precipitazioni sono state inferiori alla norma soprattutto nei mesi luglio, novembre e dicembre. Nel mese di dicembre, in particolare, è stata registrata una quasi totale assenza di precipitazioni praticamente su tutto il territorio nazionale.
I valori più elevati del numero di giorni asciutti, cioè con precipitazione inferiore o uguale a 1 mm, sono stati registrati a Libertinia in Sicilia (330 giorni), seguita da Ventimiglia e Capo Mele (Liguria) con 326 giorni. Il valore più basso è stato registrato dalla stazione di Passo Cereda (237 giorni) seguito da Alagna (242 giorni).
L’indice di siccità (numero massimo di giorni asciutti consecutivi) presenta nel 2015 valori distribuiti tra un minimo di 6 giorni per la stazione di Passo di Giovi (6 giorni) e un massimo per la stazione di Lampedusa con 135 giorni.
E anche gli indici degli estremi di temperatura caratterizzano il 2015 come uno degli anni più caldi dell’ultimo mezzo secolo. In particolare, il numero medio di notti tropicali, cioè con temperatura minima maggiore di 20°C, ha registrato nel 2015 il secondo valore più alto dell’intera serie dal 1961, dopo il 2003, ossia l’anno della canicola, con una anomalia di più 26 notti rispetto al valore normale.
L’indice rappresentativo delle onde di calore, ossia il Warm Spell Duration Index, Wsdi, colloca il 2015 al quarto posto della serie a partire dal 1961, con un’anomalia di più 28 giorni nell’anno rispetto alla norma 1961-1990.
Caldi anche i mari che bagnano la penisola. L’anomalia media è stata di più 1.28°C, e così il 2015 si colloca al primo posto dell’intera serie dal 1961, mentre negli ultimi 20 anni l’anomalia media è stata sempre positiva.
Insomma chi credeva che i cambiamenti climatici fossero una prospettiva lontana e riguardassero poco l’Italia ora ha dati su cui riflettere. Mentre nel frattempo non sembra esserci nell’agenda politica italiana, sia a livello nazionale, sia locale, dei provvedimenti circa l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Il sito di Ispra
Questo articolo è stato pubblicato su Tekneco
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