Clima. Ci siamo. Siamo ufficialmente nell’antropocene, l’era definita così a causa dei cambiamenti globali introdotti, per la prima volta nella storia, dall’uomo. Nel 2015, infatti, la media globale della concentrazione di CO2 in atmosfera ha raggiunto, e superato, le 400 parti per milione (ppm) per la prima volta e nel 2016 ha toccato nuovi record.
Sino a ora l’anidride carbonica aveva superato la barriera dei 400 ppm per alcuni mesi dell’anno e in alcune zone, ma non era mai successo che accadesse su una base globale per un intero anno. Lo ha annunciato la World meteorological association (Wmo), l’organizzazione meteorologica mondiale.
La stazione di monitoraggio dei gas serra di Mauna Loa, nella Hawaii, afferma il Wmo, ha realizzato alcune proiezioni dalle quali si evince che le concentrazioni di CO2 resteranno sopra le per l’intero 2016 e non subiranno significative discese per molte generazioni.
La soglia dei 400 ppm della CO2 è stata superata anche grazie al El Nino, il fenomeno che nei mesi di dicembre e gennaio provoca un notevole riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale (America Latina), ogni cinque anni ma con un periodo variabile fra i tre e i sette anni, ed è innescato dal riscaldamento globale.
L’El Nino partito nel 2015 ha anche un forte impatto nel 2016, scatenando siccitá nelle regioni tropicali e riducendo la capacitá dei ‘pozzi’ (sinks) di assorbimento del carbonio, come foreste, vegetazione e oceani, di assorbimento dell’anidride carbonica.
Questi sinks di regola assorbono circa la metá delle emissioni di CO2 ma, segnala la Wmo, c’è il rischio che si saturino, il che aumenterebbe la frazione dell’anidride carbonica emessa che rimane nell’atmosfera, dice il ‘Greenhouse gas bulletin’ della Wmo.
Tra il 1990 e il 2015 c’è stato un 37% di incremento nel forzante radiativo – l’effetto di riscaldamento sul nostro clima – a causa di gas serra rimasti troppo a lungo in atmosfera come anidride carbonica, metano e biossido d’azoto da attivitá industriali, agricole e domestiche.
«L’Accordo di Parigi del 2015 ci ha introdotto in una nuova era di ottimismo e di azione per il clima – dice il segretario del Wmo Petteri Taalas – ma questo anno rappresenta anche un punto chiave nella Storia, portandoci in una nuova realtá dei mutamenti climatici con concentrazioni record di gas serra».
«Il recente accordo di Kigali che modifica il Protocollo di Montreal eliminando gradualmente gli idrofluorocarburi, che sono forti gas serra, è una buona notizia. La World meteorological organization saluta l’impegno della comunitá internazionale per una signigicativa azione in difesa del clima – prosegue il segretario del Wmo Petteri Taalas – ma l’elefante nella stanza è la CO2, che rimane nell’atmosfera per migliaia di anni e negli oceani ancora piú a lungo. Senza affrontare le emissioni di anidride carbonica non possiamo affrontare il mutamento climatico per riuscire a contenere l’aumento delle temperature sotto i 2 gradi rispetto all’era preindustriale».
La CO2, segnala l’annuale Greenhouse Gas Bulletin della Wmo, è responsabile del 65% del forzante radiativo dei gas serra a piú lunga vita. «Il livello dell’era pre-industriale fisso a 278 ppm, – spiega la Wmo – rappresenta un equilibrio tra l’atmosfera, gli oceani e la biosfera». Le attivitá umane come la combustione delle fonti fossili hanno alterato il bilancio naturale e nel 2015, i livelli medi globali di anidride carbonica sono risukltati al 144% dei livelli preindustriali.
L’incremento della CO2 tra 2014 e 2015 è stato maggiore di quello dell’anno precedente e della media dei 10 anni precedenti».
La capacitá di assorbimento dell’anidride carbonica (CO2) da parte della vegetazione è stato ridotta da El Nino: ciò, insieme alle emissioni delle foreste in fiamme, ha portato a un boom della CO2, che nell’Asia equatoriale – in Indonesia si sono verificati gravi ed estesi roghi tra agosto e settembre 2015 – ha visto emissioni piú che doppie rispetto alla media 1997-2015.
Il metano (CH4) è il secondo piú importante gas serra di lunga vita e che contribuisce al 17% del riscaldamento: il 40% di questo gas è emesso da fonti naturali, mentre il 60% proviene da attivitá umane, come l’allevamento di bestiame, l’agricoltura, lo sfruttamento di fonti fossili come l’estrazione di petrolio e metano, le discariche, la combustione di biomasse.
Anche il metano atmosferico ha raggiunto un nuovo record arrivando a 1.845 parti per miliardo (parts per billion- ppb) nel 2015, e figurando adesso al 256% del livello pre-industriale.
Il biossido d’azoto (N2O) arriva per il 60% da fonti naturali (oceani, suolo) e per il 40% è di origine antropogenica, cioè da attivitá umane (combustione di biomasse, fertilizzanti, vari processi industriali). La sua concentrazione atmosferica nel 2015 era di 328 ppb, al 121% rispetto ai livelli pre-industriali.
Il biossido d’azoto gioca un ruolo importante nella distruzione dello strato di ozono che ci protegge dai pericolosi raggi ultravioletti ed è responsabile del 6% del forzante radiativo che porta al riscaldamento. Tra gli altri gas serra particolarmente resistenti c’è l’esafluoruro di zolfo: il potente gas deriva all’industria chimica che lo realizza principalmente per usarlo come isolante negli impianti di distribuzione elettrica.
Il suo livello in atmosfera, segnala la Wmo, è circa il doppio rispetto alla metá degli anni 90. I clorofluorocarburi (Cfc), con altri gas alogenati, contribuiscono al 12% del forzante radiativo. Mentre Cfc e gran parte degli alogenati stanno diminuendo, alcuni idroclorofluorocarburi (Hcfc) e idrofluorocarburi (Hfc), altri potenti gas serra, stanno aumentando a tassi relativamente rapidi, mentre risultano ancora bassi in valori generali.
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