di Sergio Ferraris*
Elettricità Futura guarda con ambizione al futuro dell’Italia che è elettrico. L’elettrificazione e la decarbonizzazione del sistema energetico presentano grandi opportunità ma anche difficolta nel loro percorso. Ne abbiamo parlato con Edoardo Antonio De Luca, Direttore generale dell’Associazione.
La prima parola d’ordine oggi è la decarbonizzazione. Come la declina Elettricità Futura?
«Elettricità Futura vede nella decarbonizzazione un’opportunità per l’innovazione e lo sviluppo industriale del settore elettrico, essenziale per affrontare sfide come la sicurezza nazionale energetica, l’indipendenza e l’emergenza climatica. La intendiamo come un percorso da declinare in maniera sostenibile, puntando a minimizzare i costi e massimizzare le opportunità economiche e sociali, come la creazione di posti di lavoro e l’innovazione delle competenze e della formazione. Diamo grande importanza alla sostenibilità ambientale e climatica per ridurre le emissioni nocive per l’ambiente, la salute umana e il clima. Collaboriamo attivamente con il Governo per superare gli ostacoli allo sviluppo dei progetti del settore elettrico e rendere l’Italia più sicura, indipendente, sostenibile e competitiva».
La seconda è elettrificazione. Per la transizione energetica si vorrebbe usare l’elettricità per molti utilizzi. Che prospettive ci sono?
«L’elettrificazione e la transizione energetica, che sono strettamente connesse, rappresentano la strategia principale per affrontare le sfide energetiche e climatiche, puntando su un incremento dei consumi elettrici da fonti rinnovabili. L’elettrificazione permetterà di sostituire l’impiego dei combustibili fossili con l’energia elettrica per soddisfare i consumi energetici nel residenziale, nell’industria e nei trasporti, riducendo costi ed emissioni. In Italia, stimiamo che la domanda di energia elettrica crescerà da 308 TWh nel 2023 a 360 TWh nel 2030, e attualmente le rinnovabili costituiscono circa il 44% del mix elettrico. Il Piano elettrico 2030, elaborato da Elettricità Futura in coerenza con il REPowerEU, ha l’obiettivo di raggiungere l’84% di rinnovabili nel mix elettrico italiano entro il 2030. Nel concreto, elettrificare i consumi significa anche sostituire i sistemi a gas con quelli elettrici, diffondere la mobilità elettrica e l’uso delle pompe di calore, azioni che consentiranno di ridurre le emissioni, migliorare la qualità dell’aria e abbassare i costi grazie a una maggiore efficienza energetica, intrinseca nelle tecnologie elettriche, e alla crescita dell’elettricità rinnovabile».
La rete elettrica avrà necessità di notevoli interventi infrastrutturali. Quali sono i principali?
«Lo sviluppo delle infrastrutture di rete è cruciale per la transizione energetica. La modernizzazione e l’investimento nelle reti, rendendole più resilienti e smart anche tramite l’intelligenza artificiale, sono essenziali e ci si sta muovendo bene. Le reti elettriche italiane sono riconosciute a livello mondiale come un’eccellenza in fatto di innovazione tecnologica e sostenibilità. È fondamentale, inoltre, semplificare le procedure e ridurre la burocrazia per accelerare la realizzazione di queste infrastrutture nevralgiche per la decarbonizzazione, la transizione energetica e lo sviluppo delle rinnovabili, come evidenziato anche nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). È necessario, sul fronte delle infrastrutture muoversi bene e in fretta».
Rinnovabili. Quali sono le prospettive di sviluppo in Italia al 2030?
«Elettricità Futura ha presentato un Piano per il 2030, ambizioso ma fattibile, che mira a incrementare la potenza installata fino a 143GW, partendo dai 66GW di potenza rinnovabile esistenti. Quindi, nel periodo 2024-2030 dobbiamo installare almeno 84GW, di cui 56GW di fotovoltaico, 26GW di eolico e 2GW di idroelettrico, bioenergie e geotermico. Per raggiungere il target al 2030, servono 80GWh di accumuli di grande taglia e bisogna anche rendere strutturale il meccanismo della capacità e sviluppare la rete elettrica. Nonostante sia sfidante, consideriamo il piano assolutamente realizzabile, basandosi sui precedenti successi e sull’importanza di sviluppare sia la rete che sistemi di accumulo di grande taglia per bilanciare il sistema. È necessario, inoltre, realizzare grandi impianti per ridurre i costi e aumentare l’efficienza, puntando a benefici economici, sociali, e ambientali. Il Piano elettrico 2030 prevede oltre 360 miliardi di euro di benefici economici, in termini di valore aggiunto per filiera e indotto, con 540 mila nuovi posti di lavoro nel settore elettrico e nella sua filiera industriale nel 2030, che si aggiungeranno ai circa 120 mila di oggi».
Andiamo incontro alla “coesistenza” tra rinnovabili e fossili light, quali il gas, come dice la tassonomia europea. Quali saranno le prossime dinamiche?
«La transizione energetica mira alla decarbonizzazione globale del sistema energetico, una direzione confermata anche dall’Accordo finale di COP 28 che ha evidenziato l’importanza di accelerare la transizione in questo decennio. La tassonomia europea contribuisce a orientare le imprese verso investimenti e progetti sostenibili».
Sempre nella tassonomia europea c’è il nucleare. È una possibilità per l’Italia, anche alla luce dei nuovi sviluppi tecnologici come gli SMR?
«L’obiettivo a breve termine, entro il 2030, è di raggiungere una decarbonizzazione efficiente, minimizzando i costi e massimizzando i benefici economici, occupazionali e ambientali. Non esiste una singola soluzione tecnologica per questo obiettivo; è necessario un approccio che includa un ampio ventaglio di soluzioni energetiche. Attualmente, è economicamente vantaggioso sfruttare al massimo le tecnologie rinnovabili mature e competitive, ma è essenziale anche investire in ricerca e in soluzioni innovative per future implementazioni a prezzi sostenibili. La diversificazione tecnologica e l’investimento in ricerca sono cruciali, insieme a un quadro normativo favorevole, per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione».
Comunità Energetiche Rinnovabili. Quali sono le vostre aspettative?
«Le Comunità Energetiche Rinnovabili rappresentano un’opportunità significativa sia per il settore energetico sia per i cittadini e i piccoli comuni, offrendo la possibilità sviluppare ulteriormente gli impianti rinnovabili. È essenziale che tutta la normativa che abilita tali sviluppi sia adottata rapidamente per far partire le Comunità Energetiche Rinnovabili. Queste iniziative non solo promuovono l’efficienza energetica ma hanno anche un forte valore culturale, aiutando le comunità locali a comprendere l’importanza delle rinnovabili. La normativa deve essere chiara e di facile interpretazione, per garantire una gestione efficace e risposte puntuali alle domande relative alla gestione delle CER».
Come immagina il futuro energetico dell’Italia al 2030?
«L’obiettivo per il 2030 è rendere l’Italia un Paese energeticamente resiliente, autonomo e indipendente. Miriamo ad aumentare la competitività delle aziende e a permettere ai cittadini di accedere a energia a costi inferiori, sfruttando le risorse nazionali e diversificando le fonti energetiche. Attraverso la decarbonizzazione, la transizione energetica e lo sviluppo delle reti, si lavora per garantire benefici economici e sociali per cittadini e aziende, con l’obiettivo di accrescere la sicurezza nazionale e l’indipendenza energetica. Sono priorità che possiamo e dobbiamo realizzare».
*Direttore di QualEnergia
Vedi l’intervista nella pubblicazione su QualEnergia 1/2024
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