Nucleare inglese si parte. Il gruppo energetico francese Edf, infatti, firmerà giovedì 29 settembre il contratto per la costruzione dei due reattori controversi Epr a Hinkley Point e il Cda del gruppo francese ha confermato il suo via libera al lancio del progetto Hinkley Point C. Lo scorso 15 settembre il nuovo premier britannico, Theresa May, aveva dato il via alla realizzazione del progetto che prevede un investimento di 18 miliardi di sterline, circa 21 miliardi di euro, somma che secondo molti analisti potrebbe arrivare a 28 miliardi di euro. Uno dei punti cardine che alimenta le polemiche, inoltre, è quello del prezzo che avranno i due reattori per i consumatori e contribuenti inglesi. per consentire la realizzazione dell’impianto il Governo di Sua Maestà ha garantito per 35 anni, oltre la metà della vita utile dell’impianto che è stimata in 60 anni, un prezzo d’acquisto dell’elettricità di 92,50 sterline/MWh, 107.15 euro che è il doppio del prezzo attuale dell’elettricità all’ingrosso in Gran Bretagna.
La realizzazione della centrale si è sbloccata dopo che Edf si è impegnato, durante il periodo di costruzione dei reattori, a non cedere il controllo della propria controllata Nnb Generation Company (Hpc) limited, che guida il progetto, senza l’accordo del Governo britannico il quale temeva che l’impianto potesse finire in mano cinese, visto che la Cina attraverso il gruppo statale cinese CGN (China General Nuclear) investe sei miliardi di sterline, pari a 6,95 miliardi di euro sul progetto.
E nonostante ciò cresce l’interesse mondiale sul nucleare, specialmente nel sud dl mondo. Circa trenta Paesi in via di sviluppo stanno valutando l’avvio di programmi per la produzione di energia atomica e parecchi sono nordafricani o mediorientali, come il Marocco, l’Egitto, la Giordania e l’Arabia Saudita.
«Se tutti i Paesi che stanno valutando il ricorso a questa fonte di energia dovessero procedere con i propri progetti, il ‘club’ delle nazioni nucleari potrebbe raddoppiare, arrivando a quota 60. – ha detto il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Yukiya Amano intervenendo all’apertura del vertice annuale degli stati membri dell’Aiea a Vienna – L’energia nucleare può dare un importante contributo alla riduzione delle emissioni dei gas serra e nel migliorare la sicurezza energetica, fornendo energia nella grandi e crescenti quantità necessarie allo sviluppo».
L’Aiea prevede che l’energia nucleare crescerà più lentamente di quanto precedentemente stimato, perché molti Paesi tra i potenziali nuovi arrivati ancora non si sono dotati delle regole, delle istituzioni e della manodopera specializzata necessari per gestire degli impianti. E per questo motivo, in base alle stime, la capacità di produzione di energia nucleare dovrebbe crescere dell’1,9 per cento entro il 2030, rispetto al 2,4 percento previsto nel 2015.
«L’energia nucleare è destinata a continuare ad espandersi a livello globale nei prossimi anni, anche se il ritmo di crescita rallenta per via della concorrenza dei prezzi bassi di combustibili fossili e rinnovabili – ha detto l’Aiea in un comunicato stampa – La previsione è stata rivista al ribasso a causa della tendenza al rallentamento causato dalle conseguenze dell’incidente di Fukushima del 2011, con la crescita prevista tra il 1,9 e il 5,6%, in calo rispetto allo scorso anno quando era del 2,4 e 6,8%. L’aumento vedrebbe crescere la capacitá dai 382 GWe dello scorso anno agli oltre 598 GWe del 2030, secondo le previsioni. La maggior parte dell’espansione è prevista in Asia, in particolare Cina e Corea del Sud, così come in India. L’Europa dell’Est con Russia e Bielorussia presenta un quadro misto, mentre la capacitá dell’Europa occidentale dovrebbe scendere dagli attuali 112,1 GWe a 77 GWe entro il 2030. Il Nord America può affrontare un declino moderato o aumentare a seconda dello scenario. Ossia dall’esito delle elezioni Usa.
Questo articolo è stato pubblicato su Tekneco
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