Australia: il cambiamento climatico uccide. I risvolti socio economici dei cambiamenti climatici passano, spesso, in secondo piano, a meno di eventi estremi come l’uragano Katarina e sono, di solito, riscontrabili nei paesi del Sud del Mondo. Anche per questo motivo dovrebbe far riflettere il fatto che il governo australiano, che per inciso non ha aderito a Kyoto, debba far fronte a una delle più rilevanti siccità che abbia mai colpito la nazione. La situazione è grave, se si considera il fatto che l’indicatore più evidente di questa siccità è rappresentato dal brusco innalzamento del tasso di suicidi tra gli agricoltori che è ormai il doppio di quello riscontrato tra gli abitanti urbanizzati dell’Australia. Il fenomeno si sta configurando come una vera e propria emergenza nazionale, al punto che l’organizzazione per la salute mentale Beyond Blue ha richiesto l’intervento degli psicologi, per arginare quella che sembra essere una vera e propria epidemia di suicidi, indotta dai problemi legati alla siccità.
L'intervento
Da parte sua il governo ha stanziato 263 milioni di dollari per una serie di interventi d’emergenza al fine di mitigare il problema della crescente povertà rurale, indotta in gran parte dai processi di desertificazione in atto nel Paese. I dati di Beyond Blue parlano chiaro. Gli agricoltori colpiti da una depressione che potremmo chiamare “climatica” sono più di 300 mila e muoiono suicidandosi al ritmo di uno ogni quattro giorni. La cosa è particolarmente significati se si esamina la reputazione che possiedono i coltivatori australiani i quali sono considerati tra i più “resistenti” al Mondo, sia per le condizioni materiali di vita, sia per le distanza e la vastità dei territori coltivati. Ciò, inoltre, rappresenta un ostacolo per gli psicologi poiché i coltivatori abituati a condizioni di vita così dure difficilmente richiedono aiuti esterni e cadono così in stati d’ansia, depressione e stress, spesso non diagnosticati.
Prospettive difficili
Dopo sei anni di siccità ininterrotta, comunque, le previsioni non sono rosee. Il direttore del programma sul clima CSIRO, Bryson Bates, afferma che ci si aspetta nei prossimi anni un aumento drastico della salinità dei terreni e un abbassamento della qualità delle acque dovuto agli incendi, alla fioritura algale e all’aumento dei sedimenti. Tutti fenomeni legati ai cambiamenti climatici, sui quali le associazioni ambientaliste chiedono di effettuare una serie di indagini per accertare, a livello scientifico, le correlazioni tra gli effetti dei gas serra e le condizioni di vita nelle campagne.
Nel frattempo la comunità politica e scientifica tenta di far fronte all’emergenza attraverso una serie di misure tampone, come la razionalizzazione della distribuzione dell’acqua, le previsioni meteorologiche e la creazione di alternative di sviluppo per gli agricoltori più colpiti, ma la situazione non sembra di facile soluzione.
Sergio Ferraris
L'articolo è stato pubblicato su Qualenergia.it
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