Povertà, miseria e corruzione. Questa è l’immagine che spesso passa attraverso i media dell’Africa ma non sempre è così. Le popolazioni della regione africana, se messe in condizione di operare correttamente, spesso riescono a coniugare creatività, promozione sociale e tutela ambientale in maniera sorprendente. È il caso dei refrigeratori fotovoltaici per vaccini che sono stati introdotti da cinque anni in Nigeria, per sconfiggere la poliomielite che nel Paese è ancora endemica. La precarietà dell’alimentazione elettrica era uno dei principali ostacoli delle campagne di vaccinazione.
«Le linee di distribuzione, quando ci sono, forniscono elettricità per un paio d’ore giorno. – afferma Baba Alkali, capo di un’azienda di installazione elettrica – Ma spesso le interruzioni sono anche più lunghe e si può arrivare alle 48 ore».
In queste condizioni, e con una temperatura che può raggiungere i 50 gradi, il ricorso all’energia elettrica di derivazione fossile, attraverso i gruppi elettrogeni era, fino a poco tempo fa, una scelta obbligata ma non sicura.
«Usando i generatori non si ha un’affidabilità al 100%. – afferma Mallam Ramadm, responsabile della distribuzione dei vaccini nella regione del Borno – I gruppi elettrogeni si possono rompere, reperire i pezzi di ricambio è problematico e comunque la loro gestione quotidiana è molto onerosa, a causa del prezzo del carburante».
L’idea di usare dei sistemi solari composti da pannelli fotovoltaici e refrigeratori particolarmente efficienti è venuta a un imprenditore locale che è riuscito a mettere assieme il Programma nazionale di vaccinazione della Nigeria (Npi) - che è parte del più vasto Programma generale di vaccinazione (Epi) voluto dall’Organizzazione mondiale della sanità - le aziende produttrici della componentistica e una serie di buone pratiche, come, per esempio, la formazione di tecnici locali esperti nella refrigerazione e nel fotovoltaico.
«Vista l’enorme quantità di luce solare che è disponibile in Nigeria è stato naturale sfruttare quest’opportunità. – afferma Anthony Ighodaro, l’imprenditore che è a capo di Kxn, l’azienda capofila del progetto – C’era un problema: la scarsità di energia. E c’era la soluzione: la luce solare. È sotto agli occhi di tutti. Si trattava semplicemente di mettere assieme i pezzi».
In realtà le cose non sono state così semplici. L’eccessiva genericità delle specifiche tecniche richieste dall’Npi per questo progetto hanno portato a una a una fornitura di apparati più eterogenei del previsto, perché i fornitori e i loro distributori locali hanno potuto interpretare a loro modo le richieste e il risultato è stato quello di far lievitare i prezzi di circa il 30%. Le caratteristiche richieste dai sistemi erano l’operatività in qualsiasi luogo del Paese, il funzionamento in qualsiasi condizione metrologica, la possibilità di aggiornamento per poter sviluppare programmi futuri, la standardizzazione e la facilità di installazione.
Nonostante ciò il progetto ha avuto un ottimo risultato. Nel Paese, infatti, in cinque anni sono stati installati 167 sistemi per la refrigerazione dei vaccini alimentati con il fotovoltaico, in novanta villaggi rurali, cosa che ha permesso la vaccinazione di oltre sei milioni di bambini. E oggi, forte di questi risultati, in Nigeria c’è un piccolo ma combattivo plotone di tecnici fotovoltaici che guarda al futuro.
«Lo schema utilizzato per i vaccini – continua Anthony Ighodaro – si può estendere anche ad altri campi per introdurre l’utilizzo di applicazioni basate sul fotovoltaico all’interno di attività autosostenute di carattere commerciale nelle zone rurali». L’imprenditore si riferisce a servizi come la ricarica dei refrigeratori portatili, dei sistemi di telefonia mobile satellitare, di piccoli equipaggiamenti per l’illuminazione domestica e per il pompaggio dell’acqua che potrebbero essere affiancati all’attività di refrigerazione dei vaccini, sia utilizzando gli stessi sistemi, in periodi di bassa criticità, sia sviluppando imprenditorialità collegate al solare, grazie al know how introdotto nelle comunità attraverso la formazione dei tecnici fotovoltaici.
Sergio Ferraris
L'articolo è stato pubblicato su La Nuova Ecologia