Parliamo di eolico. Mentre nel nostro paese ci si divide sull’utilizzo di questa, e altre rinnovabili, la Gran Bretagna sembra fare sul serio. Sorgerà , infatti, alle fonti del Tamigi la più grande centrale eolica off shore del Pianeta che sarà in grado di soddisfare i bisogni elettrici di circa 750 mila persone.
La centrale, il cui progetto definitivo è in attesa di approvazione, sarà situata a 20 km al largo della costa del Kent, davanti alla foce del Tamigi.
I numeri danno la misura del progetto. L’area complessiva interessata dalla centrale è di 245 km2, nella quale troveranno posto 270 turbine dell’altezza ognuna di 100 metri. La potenza complessiva dell’impianto sarà di 1.000 MW, come una centrale nucleare di grande taglia e l’investimento complessivo è di 2,1 miliardi di euro, interamente assicurati da un consorzio tra i quali spicca una delle aziende protagoniste dell’economia fossile: la Shell.
Una volta a regime la centrale potrebbe da sola fornire energia elettrica pulita per il 10% del target fissato dal Governo di Londra: portare entro il 2011 il contributo delle fonti rinnovabili a un 10% della produzione elettrica nazionale complessiva. Come sempre, quando si parla d’energia, e in special modo di rinnovabili, sono inevitabili le polemiche. Da un lato si schierano contro al progetto il Porto di Londra, il quale ritiene che la struttura rappresenti un pericolo per le navi e la Società reale britannica per la protezione degli uccelli, la quale afferma: «Siamo preoccupati per l'estensione del progetto che minaccia una popolazione di uccelli (Strolaga e Colimbo) protetta a livello internazionale perché a rischio di estinzione. Un'area di minori dimensioni sarebbe certamente meglio per le popolazioni di uccelli della zona».
Non tutte le associazioni impegnate nella difesa dell’ambiente sono dello stesso parere. «Il cambiamento climatico è oggi il maggiore problema per il Pianeta. – ha affermato Tony Juniper, direttore di Friends of the Earth - Progetti come quello della centrale eolica London Array sono esattamente le vie di sviluppo che dovrebbero essere intraprese urgentemente per risolvere il problema e contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di anidride carbonica».
Anche Green Peace sostiene il progetto. «La Gran Bretagna possiede le migliori risorse eoliche in Europa – afferma Stephen Tindale, direttore esecutivo di Green Peace UK – e l’impianto London Array rappresenta il maggior passo fatto verso un impiego massiccio delle risorse eoliche, cosa che aumenterà il contributo della Gran Bretagna nella lotta ai cambiamenti climatici».
Attenzione al territorio
A giudicare dalle informazioni presenti sul sito di London Array, i costruttori del nuovo impianto stanno facendo un lavoro accurato verso gli stakeholder. Tutte le categorie interessate, dai pescatori, agli abitanti dei paesi interessati, passando per i gestori del traffico navale e aereo sono coinvolti in un processo partecipato di soluzione dei problemi rappresentati dalla centrale.
L’inizio della costruzione della centrale sembra far entrare in una nuova fase quella che è una delle rinnovabili più promettenti: l’eolico off-shore.
La scarsa visibilità dalla costa, che è stata assicurata dai progettisti dell’impianto, dovrebbe spazzare via le polemiche sull’impatto paesaggistico e l’avvio di un progetto di tali proporzioni significa che sono stati superati i problemi logistici e tecnologici che tradizionalmente ostacolavano l’eolico off-shore. Incertezza sulla taglia delle turbine. I progettisti prevedono l’installazione di rotori della potenza compresa tra i 3 e i 7 MW. Si tratta di un dubbio comprensibile. Il progresso delle tecnologie applicative nel settore dell’eolico, infatti, è continuo. All’inizio dell’anno in Germania è stato installato il primo rotore da 5 MW, taglia che dovrebbe diventare uno standard, mentre sono allo stato avanzato le sperimentazioni dei rotori da 7 MW.
Buone notizie sul fronte della riduzione dei gas serra. Il risparmio annuo di CO2 dovrebbe essere di 1,9 milioni di tonnellate l’anno, ma ci si aspettano abbattimenti anche su emissioni come 26mila tonnellate di SO2 e 8mila tonnellate di NOx. Kyoto e l’ambiente ringraziano.
Sergio Ferraris
L'articolo è stato pubblicato su La Nuova Ecologia