Anche se forse non si può parlare di introduzione delle quote rosa in fotografia è accertato il fatto che la grande maggioranza dei fotografi, professionisti e non, sia di sesso maschile. È un peccato perché le donne quando approdano alla fotografia lo fanno con una sensibilità e un approccio la maggior parte delle volte originali che apportano molto alla crescita di questa forma espressiva.
Tentare di rintracciare le opere delle fotografe è un’impresa ardua, vista la loro quota percentuale minoritaria, ma il web può darci una mano anche in questo. Sono sempre di più, infatti, le fotografe che utilizzano la rete per proporre le proprie tematiche e mostrare opere realizzate. Vediamo cosa abbiamo incontrato nella nostra solita cavalcata nella rete.
Un buon sito di partenza è quello dell’Associazione statunitense delle fotografe professioniste. Il sito è il braccio on line dell’associazione che è stata fondata nel 1975 e che pubblica anche un giornale cartaceo. Le fotografe associate sono ben 235, quasi tutte statunitensi, e si possono rintracciare grazie a un efficiente motore di ricerca dedicato che visualizza le professioniste in base alla tipologia di lavoro che svolgono. Oltre a spiegare tutto sull’associazione il sito dispone anche di un forum che però è accessibile solo agli aderenti, oppure attraverso una sorta di abbonamento. Si tratta di un servizio che è abbastanza comune nel mondo professionale anglosassone, ma che nel nostro paese stenta a decollare. Completano il sito la parte relativa alla presentazione di libri, iniziative e mostre, mentre non sono presenti le gallerie fotografiche.
Il sito si trova all’indirizzo: http://www.pwponline.org
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Rimaniamo sempre nella zona di New York per incontrare una fotografa, Sheri Lynn Behr che ha oscillato, durante la sua attività professionale, sui due oceani tra la città della grande mela e Los Angeles. Il sito della fotografa è ben equilibrato, di una pregevole fattura e contiene una serie di gallerie fotografiche con il lavoro trentennale della professionista che ha lavorato, tra gli altri, anche per la rivista Rolling Stones. Particolare il lavoro di Sheri Lynn Behr su Los Angeles vista dagli incroci, attraverso la presenza fissa di un semaforo rosso. Quasi una metafora sull’impossibilità di vivere in una città che è cresciuta a misura d’automobile e non di uomo.
Il sito si trova all’indirizzo: http://www.slbehr.com
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Ancora un salto di mouse e atterriamo a Venice, in California, nel sito della fotografa più di ogni altra si è occupata di donne: Lauren Greenfield. La professionista, che fa parte della nota agenzia di reportage VII, nel suo sito aggredisce letteralmente il navigatore web con il proprio lavoro che viene proposto in grande dimensione fin dalla prima pagina. Le fotografie della Greenfield sono degli ottimi scatti di reportage sull’universo femminile statunitense di oggi, in bilico tra ostentazione, consumismo e solitudine. Dal sito si può accedere ai due ultimi lavori della fotografa, Fast Forward e Girl Colture che però si aprono sul sito dell’agenzia VII, nel quale si trovano delle buona picture gallery che non sostituiscono i libri della Greenfield, ma danno un’idea di come la fotografa abbia indagato sull’universo psicologico delle adolescenti statunitensi nel periodo di fine millennio. Il sito di trova all’indirizzo: http://www.laurengreenfield.com
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Rimaniamo negli Stati Uniti per incontrare un’italiana che ha fatto rotta per le americhe, come Cristoforo Colombo e ci si è stabilita: Vanessa Beecroft. L’artista, perché di questo si tratta, utilizza molto spesso durante le proprie performance le immagini fotografiche che di volta in volta sono il mezzo della comunicazione, oppure ne rappresentano il fine. All’interno del sito, che è minimalista e ridotto all’essenziale, ma da una vera maestra della provocazione non ci si poteva aspettare altro, troviamo una ricca documentazione fotografica dei suoi lavori e delle sue fotografie. Purtroppo per chi ha un modem lento il caricamento è ostacolato dalla presenza di molte pagine in tecnologia Flash, cosa che personalmente non ci è troppo simpatica. Però i lavori dell’artista valgono l’attesa.
Il sito si trova all’indirizzo: http://www.vanessabeecroft.com/index2.htm
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Volete vedere delle fotografie che lasciano poco spazio a commenti e compromessi, come quelle del reportage più duro? E riuscireste a immagine il fatto che immagini di questo tipo, appartenenti all’universo del reportage di guerra che è tipicamente maschile, siano scattate da una donna? Allora andate a vedere la gallery che la VII, si pronuncia The Seven, dedica a una delle reporter più interessanti che siano apparse sulla scena del reportage internazionale di alto livello degli ultimi due decenni: Alexandra Boulat. La fotografa che ha coperto per tutti gli anni novanta uno dei conflitti più violenti e problematici del globo come quello dei Balcani, unisce una sensibilità tutta femminile nell’indagare la psicologia dei protagonisti delle sue immagini, con la violenza secca e determinata degli eventi. Nelle sue immagini non c’è nessuna concessione all’estetica, tutto è informazione, compreso il colore. Non è un caso, infatti, che la Boulat sia tra una dei reporter capofila all’interno del dibattito tra informazione e estetica che agita il reportage degli ultimi anni. Da non perdere l’immagine che a nostro giudizio è il simbolo del lavoro della Boulat: le ragazze albanesi del Kosovo che ridono con i fiori in mano, mentre sullo sfondo bruciano le case dei serbi. Il sito si trova all’indirizzo: http://viiphoto.com
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Di tutt’altra pasta il sito della fotografa statunitense Cindy Sherman. L’artista statunitense, infatti, non è solo fotografa ma anche regista e realizzatrice di performance che hanno come denominatore costante il corpo femminile e la sua destrutturazione, quasi a voler ribadire, spesso con una buona dose di ironia, il consumo che si fa dell’immagine della donna all’interno della nostra società. All’interno del sito si trovano alcune immagini del lavoro della fotografa, una nutrita biografia ricca di dettagli e una bibliografia completa che rimanda alla famosa libreria sul web Amazon.
Se volete approfondire la conoscenza della fotografa allora dovete utilizzare i link esterni proposti che permettono di accedere ai siti di gallerie e musei che possiedono le opere dell’artista.
Il sito si trova all’indirizzo: http://www.cindysherman.com/
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Il web è bello perché è vario. All’interno della nostra ricerca ci siamo imbattuti in un sito, o meglio in un corso on line organizzato dall’università di Purdue, nell’Indiana, sul contributo artistico che hanno dato le donne nell’ovest degli Stati Uniti durante l’ultimo secolo. È stata una scoperta. Da questo sito abbiamo saputo che tra gli anni cinquanta e i settanta nella west coast c’è stato un piccolo ma significativo movimento omosessuale femminile che ha utilizzato la fotografia come mezzo d’espressione e che esistono una serie di fotografe indiane d’america che utilizzano le elaborazioni fotografiche per raccontare attraverso le immagini le tradizioni orali del loro popolo. Il sito, o meglio le lezioni on line, sono accessibili senza bisogno di password, nella logica del web che più ci piace e il loro caricamento è molto rapido, visto il poco peso che ha la grafica nell’implementazione delle pagine. Da inserire nei preferiti. Il sito si trova all’indirizzo: http://www.cla.purdue.edu/WAAW/MainIndex.html
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Chiudiamo questa nostra cavalcata nell’universo della fotografia al femminile attraverso il web con una delle regine del reportage impegnato: Mary Ellen Mark. Il sito della fotografa è molto completo e offre una panoramica a 360 gradi del lavoro, ormai trentennale della reporter statunitense, il cui lavoro è sempre stemperato, anche nelle situazioni più drammatiche da una giusta dose d’ironia che non banalizza ma fa riflettere. Le gallerie d’immagini sono complete e quella dedicata al ritratto è molto ricca e può offrire degli spunti molto interessanti agli aspiranti ritrattisti. Attraverso il sito si possono anche acquistare delle stampe originali della fotografa.
Il sito si trova all’indirizzo: http://www.maryellenmark.com/
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Sergio Ferraris (Francesco Del Conte)
L'articolo è stato pubblicato sulla rivista FotoCult
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