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SERGIO FERRARIS
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"ACQUA" SULLA PELLICOLA

GoldwatreIl reporter Mike Goldwater parla del suo lavoro dedicato all'acqua in tutto il Pianeta e di come si osservano i problemi ambientali da dietro l'obiettivo
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Mike Goldwater è un reporter di razza. Il suo stile secco e asciutto si basa su un bianco e nero essenziale senza esitazioni, porta diritto al cuore dei problemi, senza mediazioni e senza ideologismi. Dietro un lavoro come “Acqua” c'è una forte volontà di capire e di far capire. Abbiamo chiesto a Mike Goldwater che cosa c'è dietro alle sue fotografie.

Com'è nato il lavoro “Acqua”?
Ho iniziato ad interessarmi a questo progetto attratto dall'acqua come elemento di base della vita dell'uomo. È impossibile vivere senza: mi hanno chiamato nel 1998 per lavorare sull'argomento e mi sono trovato sempre più coinvolto e interessato. Normalmente la professione di fotoreporter non concede tempo sufficiente per approfondire un argomento o svolgere una ricerca dettagliata. Al contrario, questo progetto mi ha permesso di agire con più tempo e liberà.

Lei non ha registrato solo disastri e sciagure, ma si nota un approccio a 360 gradi, da dove deriva questo particolare approccio?
Io sono un fotoreporter, noi cerchiamo di rappresentare la realtà e la verità di tutte le situazioni.
Non rappresentiamo solo il lato positivo di una situazione perché sarebbe troppo semplicistico, né parliamo solamente di disastri perché sarebbe altrettanto semplicistico.
L'acqua è un tema complesso e variegato. Io ho cercato, con il mio lavoro, di cogliere più sfumature possibili sul tema, anche se andando avanti nella mia ricerca mi sono reso conto che gli aspetti dell'acqua si moltiplicavano scoprendone sempre di nuovi e imprevisti.

L'acqua è un concetto difficile da comunicare. Come lo ha affrontato?
Le foto della mostra descrivono tutta una serie di situazioni. Alcune riguardano la siccità in Eritrea o nella parte settentrionale del Mali, altre, sempre sulla siccità, sono state scattate in viaggi precedenti in Sudan e in Etiopia. Altre immagini riguardano una serie di luoghi che sono stati colpiti dalla carestia che è un effetto drammatico della mancanza d'acqua. C'è anche un' immagine di un uomo che sta cercando di scavare un pozzo. Ho cercato di comunicare alle persone che vivono nel nord del Mondo, persone che hanno una quantità d'acqua spropositata rispetto a coloro che vivono nel sud del Mondo, come si possa vivere con pochissima acqua a disposizione. Questo è il messaggio della fotografia, per esempio, che riprende un uomo, nel letto di un fiume completamente disseccato, mentre dona quella poca acqua che è rimasta per abbeverare, per primo, il suo cammello che non è solo una risorsa di vita ed economica, ma è anche un suo amico e per questo beve la sua stessa acqua.

Lei ha fatto questo lavoro in tutte le parti del Mondo, quindi ha una visione globale del problema: quali sono i principali nodi sull’acqua?
Noi che viviamo nel primo Mondo, tendiamo a dimenticare quanto sia difficile per moltissime persone riuscire ad avere abbastanza acqua per vivere e come in queste circostanze diventi un lusso averne per lavarsi.
Non è una novità se io testimonio, con la mia fotocamera, che vi sono milioni di persone che per assicurarsi una corretta quantità d'acqua, tutti i giorni della loro vita, sono costrette a fare enormi sacrifici. Sono costretti a viaggiare e a spostarsi per decine di chilometri solo per soddisfare le necessità quotidiane di base della propria famiglia.
Credo che nell'affrontare la questione delle risorse idriche, il problema fondamentale sia quello di riuscire a garantire a tutti un corretto accesso all'acqua potabile.

Durante i suoi viaggi ha trovato dei buoni esempi di gestione idrica?
Ho visto più esempi di un'erronea gestione delle risorse idriche che non di buona gestione. Secondo ciò che ho osservato nei miei viaggi in tutto il Mondo, da come mi sono apparse le situazioni, mi è sembrato che sia più facile fare male che non fare bene.
Mi ha molto colpito, per fare un esempio, come le grandi dighe siano costruite e gestite finendo spesso per assicurare un utile solo a coloro che le progettano e non alle comunità locali che ne dovrebbero essere i veri beneficiari.
Nei paesi più diversi ho potuto constatare come, in genere, siano i progetti di piccola scala diretti al beneficio di un villaggio o di una comunità, quelli che approdano ai risultati migliori. Sono sistemi in grado di apportare benefici reali nella zona di influenza dove vengono realizzati, oltre che costare una frazione infinitesimale rispetto agli enormi investimenti quali quelli necessari per una diga.
Rispetto a questo, il semplice sistema del terrazzamento mi è sembrato molto interessante.
Nel terrazzamento l'unica cosa veramente indispensabile è l'avere abbastanza personale per potere costruire barriere di contenimento. In questo modo nel periodo della pioggia, l'acqua può defluire, scolare nel terreno riuscendo a trasformarsi in una fonte di irrigazione apportando sostegno per i  raccolti.

Lei con questo lavoro ha sviluppato una sensibilità ambientale.
In generale, al di là dal problema acqua, è ottimista o pessimista sul futuro del Pianeta?
Io sono un ottimista per natura altrimenti non farei il lavoro che faccio, anche se sono circondato da prove che vanno contro il mio ottimismo, proprio in ragione del lavoro che svolgo.
Ci sono problemi come il riscaldamento del Pianeta che vengono disattesi. Riguardo a ciò la possibile gestione per le emissioni inquinanti viene contenuta in accordi, in tentativi di composizione che sono regolarmente disattesi dalle grandi potenze.
Io mi rendo conto che è anche un problema di scala mondiale, però ci vuole, ripeto, altruismo anche a livello governativo, per eliminare questa visione miope.

Ritiene che vadano cambiati i modelli di sviluppo edi consumo a livello mondiale ?
I modelli di consumo devono essere cambiati, devono subire un cambiamento in particolare per quanto attiene all'acqua. In Europa durante la mia infanzia e adolescenza la mia generazione pensava che l'acqua fosse una risorsa illimitata. Ora non è così, e non lo è mai stato, ora finalmente ce ne siamo resi conto anche attraverso cambiamenti climatici drammatici, come i casi di siccità in Italia e le inondazioni nel sud Europa. Io credo che ci si debba sensibilizzare in prima persona. L'opinione pubblica deve prendere consapevolezza di quelle che sono le risorse e di quanto sia irresponsabile inquinare. La sensibilizzazione su questo problema può già costituire un grande aiuto.

Sergio Ferraris (Francesco Del Conte)


“Acqua” in Italia
“Acqua” è sia un libro, sia una mostra che ha toccato molte città italiane dal 22 marzo 2003 a oggi. La prima edizione ha aperto le celebrazioni italiane per il 2003 che è stato dichiarato dalle Nazioni Unite “Anno internazionale dell’acqua” per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sulla crisi idrica globale. La mostra è stata supportata in tutte le sue tappe dall’associazione ambientalista Greencross Italia, fondata da Mikhail Gorbaciov e l’organizzazione è stata curata da Federico Motta Editore che ha anche pubblicato il libro fotografico contenente il lavoro di Mike Goldwater. Il fotografo britannico è rappresentato in Italia dall’agenzia Grazia Neri.


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L'articolo è stato pubblicato su FotoCult all'interno del dossier dedicato all'ambiente

 

© Sergio Ferraris
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