Nel profondo nord del vecchio continente, nella città tedesca di Friburgo, dalla sostenibilità degli edifici sono passati a quella degli agglomerati urbani. Il quartiere di Vauban ha centrato tutti gli obiettivi di sostenibilità che si è dato. L’idea di base è stata quella di partire da un approccio cooperativo utilizzando un forum di cittadini che ha lo status di ong.
Oggi,a 2 anni dal completamento del progetto, i risultati si vedono. "Tutte le abitazioni sono al di sotto dei 65 kWh/mq per anno – si legge nel sito web di Vauban – 42 hanno un consumo di 15 kWh/mq per anno e 10 producono più energia di quanta ne consumino». Al riscaldamento provvede una centrale di cogenerazione funzionante a pallet (zero emissione di C02) che alimenta tutto il quartiere, mentre tutti i tetti sono provvisti di collettori termici solari e di pannelli fotovoltaici (450 mq i primi e ben 1.200 mq i secondi). Mentre all’interno del quartiere la mobilità è stata rivoluzionata attraverso un’attenta analisi delle esigenze di spostamento degli abitanti e sono state offerte soluzioni alternative, come il car-sharing, che hanno portato a una riduzione del 50% delle auto private circolanti nel quartiere.
"Il risparmio complessivo delle risorse – afferma l’Öko-institut (l’Istituto per l’ecologia applicata di Friburgo) che ha analizzato il progetto – è di 28 GJ di energia risparmiata l’anno, che equivalgono a una riduzione di 2.100 t di CO2, 4 t di anidride solforosa e 1.600 t di risorse minerali l’anno".
Ma non si vive di sole riduzioni a Vauban. Nel bilancio complessivo dell’esperienza vengono messi in luce anche altri aspetti. "Il lavoro meticoloso con i residenti, nel rispetto delle loro esigenze – si legge in un rapporto dell’ ingegnere Jan Scheuer dell’Istituto per le tecnologie sostenibili dell’Università Murdoch di Perth, Australia – ha costruito un supporto indispensabile alla realizzazione di molte delle innovazioni applicate nel quartiere, come quelle relative al risparmio energetico e della mobilità. L’autogoverno, la costituzione di organizzazioni no-profit e la declinazione del concetto di sostenibilità in piani flessibili hanno permesso di coinvolgere la totalità dei cittadini nel progetto e di disinnescare potenziali conflitti".
Sergio Ferraris