Indipendentemente dal fatto che si creda o no all’approssimarsi del
picco del petrolio su una cosa la maggior parte degli analisti internazionali è d’accordo: è necessario ridurre il consumo dei
combustibili fossili, sia per questioni climatiche, sia perché non sono infiniti.
Partendo da questi presupposti la Svezia ha istituito un anno fa una commissione per tracciare una via d’uscita dalla dipendenza dal petrolio che ha prodotto, dopo sei mesi di lavoro, un documento nel quale si traccia una dettagliata road map, per ridurre in maniera drastica il consumo di petrolio su un obiettivo di medio termine: il 2020. Il documento non si limita a tracciare uno scenario generale, come spesso accade, ma entra nel merito di misure concrete, fissando tre obiettivi precisi. Il primo è la riduzione del 20% del consumo di petrolio nel settore dei trasporti attraverso l’efficienza e l’utilizzo di nuovi carburanti. Il secondo l’azzeramento dei consumi di petrolio per ciò che riguarda il riscaldamento sia privato, sia del settore terziario. Il terzo è la riduzione del consumo di petrolio del 40% nel settore industriale.
Non solo tecnica
Si tratta di un piano d’azione che riguarda non solo gli aspetti tecnico-energetici, ma anche i comportamenti e gli stili di vita. Nel settore dell’autotrasporto, per esempio, la Commissione assegna un ruolo importante all’Information Tecnology.
“Se da un lato la flotta dei veicoli deve migliorare la propria efficienza, – afferma il rapporto – bisogna contemporaneamente ridurre la necessità di spostamento fisico per il lavoro, sia promuovendo il telelavoro, sia favorendo le riunioni a distanza, con la creazione di un’opportuna struttura tecnologica”. Contemporaneamente la Svezia ha deciso di rendere il trasporto pubblico più appetibile, attraverso una riduzione dei prezzi, un aumento della velocità e un aumento generale della qualità del servizio. Altro punto d’attacco della strategia è la creazione di una forte offerta di biocarburanti per l’autotrazione attraverso l’utilizzo sia di biomasse derivate dalle foreste, sia dall’utilizzo di coltivazioni specifiche. L’obiettivo è quella di ridurre del 50% l’utilizzo del petrolio nel settore dell’autotrazione, mezzi industriali compresi. Per raggiungere questa quota di riduzione la Commissione indica un mix di metodologie come l’aumento dell’efficienza degli autoveicoli privati diesel, che possono essere alimentati in prospettiva con il biodiesel, gli investimenti in veicoli ibridi per il trasporto pubblico, con una riduzione possibile del 35%, il rinnovamento della flotta degli autoveicoli privati con mezzi più leggeri. Il parco macchine svedese, infatti, per questa ragione emette il 20% di CO2 in più rispetto alla media europea.
Punti chiave
Il punto di partenza della Commissione è rappresentato dal fatto che la stessa ha identificato cinque forti ragioni per le quali la Svezia deve uscire dalla fase del petrolio utilizzando l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili che sono:
- la riduzione dell’impatto climatico;
- la sicurezza nelle forniture d’energia sul lungo periodo;
- il fatto di diventare una delle nazioni leader per quanto riguarda lo sviluppo delle tecnologie nell’uso sostenibile ed efficiente dell’energia;
- il rafforzamento sul fronte della competizione economica internazionale;
- l’utilizzo e lo sviluppo di risorse energetiche da biomasse forestali e coltivate per diminuire la dipendenza da fonti esterne.
È interessante notare come quattro dei cinque punti non abbiano dei punti di relazione netti e definiti con le questioni ambientali, ma affondino, invece, le proprie motivazioni in argomenti che appartengono più alla sfera economico-finanziaria.
Sul fronte dell’efficienza la Commissione propone che il suo incremento sia costante e continuo nel tempo, attraverso l’adozione di un “consiglio per l’efficienza energetica”. Si tratta di uno strumento di indirizzo tecnico politico che dovrebbe avere un atteggiamento fortemente propositivo, per uno sviluppo più incisivo possibile sulle politiche per l’efficienza. L’obiettivo è quello di arrivare a migliorare l’efficienza del 20% entro il 2020. Ossia dell’1,5 l’anno. Nello specifico la Commissione si pone l’obiettivo di migliorare l’efficienza per un 40% nel settore industriale a bassa intensità energetica e del 20% nel segmento domestico, nel quale si prevede anche uno sviluppo per ciò che riguarda la generazione distribuita di energia. Entro il 2015, infatti, la potenza installata d’energia rinnovabile presso le abitazioni dovrebbe arrivare a 10 TWh. L’obiettivo, inoltre, è quello di ridurre l’utilizzo dell’elettricità per il riscaldamento domestico, utilizzando un mix di tecnologie informatiche per la gestione, l’aumento dell’ isolamento degli edifici, il passaggio a sistemi di riscaldamento centralizzati funzionanti con biocarburanti, oppure biocombustibili come i pellet.
Bio è meglio
È forte anche l’indirizzo sui biocarburanti che vengono visti come una vera e propria chiave di volta per ciò che riguarda i trasporti e la generazione elettrica distribuita. La commissione da questo punto di vista affronta il problema alla radice partendo dalla gestione sostenibile per fini energetici delle foreste. L’analisi degli svedesi, infatti, prevede un incremento delle biomasse del 20% sul lungo periodo, attraverso una migliore gestione delle stesse, mentre il loro piano di sviluppo delle prevede che siano messi a coltura energetica tra i 300 mila e i 500 mila ettari di terreni che ora non sono utilizzati per scopi agricoli.
“In breve – afferma la commissione – la fase di uscita dal petrolio dovrà potare la Svezia in una posizione di leadership per ciò che riguarda la crescita e lo sviluppo sostenibile”.
Per quanto riguarda gli scenari più globali la Commissione identifica una forte criticità nel fatto che le grandi nazioni energivore, come la Cine e l’India, possano utilizzare energia a basso costo derivata dal carbone, trascinando il Pianeta verso un aggravamento del riscaldamento globale, almeno fino a quando non saranno mature e convenienti soluzioni come il sequestro della CO2. L’indicazione che la Commissione offre al Governo svedese, su questo fronte, è quella di utilizzare un mix di politiche nazionali e di negoziazioni internazionali per opporsi all’opzione del carbone.
Sergio Ferraris
L'articolo è stato pubblicato sulla rivista QualEnergia