Parola d’ordine conservare la biodiversità. Questo lo scopo principale del nuovo progetto con il quale si sta realizzando una sorta di “Arca di Noè” riservata alle specie vegetali del nostro Pianeta, nelle sperdute isole norvegesi al di sopra del circolo polare artico. Sull’importanze delle specie vegetali e della loro diversità, del resto parlano chiaro i dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che includono nella lista delle piante per utilizzo medico ben 21 mila specie a livello mondiale e dai quali si evince che solo negli Stati Uniti quasi l'80% delle principali prescrizioni mediche traggono origine da organismi viventi, delle quali ben il 74% da piante, il 18% da funghi, il 5% da batteri e il 3% da vertebrati.
Anche per questo motivo tra un paio d’anni, grazie a un caveau blindato e protetto, scavato nelle viscere di una montagna e immerso nella profondità del permafrost, sull’isola di Spitsbergen, nel remoto arcipelago artico delle Svalbard, in Norvegia, saranno conservati congelati quasi tutti i semi delle specie conosciute di piante. Il progetto, patrocinato dal Global Crop Diversity Trust (Gcdt), è ospitato, con il sostegno della Fao, dal governo della Norvegia, cui appartengono le isole Svalbard. Lo scopo è quello di proteggere i semi e le spore delle piante a rischio di estinzione per migliaia di anni, questo l’orizzonte temporale del progetto e per fare ciò i preziosi campioni saranno conservati a una temperatura costante compresa tra i 20 e i 30 gradi sotto zero. In totale all'interno di questo grande frigorifero che proteggerà le sementi provenienti da tutto il Globo, saranno custoditi oltre tre milioni di campioni contenenti semi di specie diverse provenienti da ogni angolo del Pianeta.
Oltre la catastofe
«Questa struttura – afferma Cary Fowler, segretario generale del Fondo per la diversità cerealicola – permetterà di ricreare le colture di cereali annientate da gravi disastri, ma anche da guerre nucleari, incidenti, errori di gestione e tagli di bilancio poco lungimiranti. Proteggeremo ogni forma di cereale esistente da ogni catastrofe e le sementi saranno utilizzate solo nel caso in cui tutte le altre siano distrutte o esaurite». Il premier Norvegese Stoltenberg, il 19 giugno 2006, ha simbolicamente deposto una provetta contenente semi e sassolini nel punto in cui sono cominciati gli scavi per l' “Arca di Noè dei vegetali”, come l'ha definita il governo di Oslo. «Il deposito – afferma Stoltenberg in un comunicato - è di importanza internazionale. Sarà l'unico nel suo genere perchè tutte le altre banche genetiche esistenti sono di natura commerciale». In tutto il Pianeta, infatti, esistono molte altre banche delle sementi, ma solo una quarantina possiedono dei buoni standard di conservazione e molte di esse sorgono in zone soggette a disastri naturali o instabili sotto al profilo geopolitico. Il rischio è che alcuni di questi preziosi serbatoi della biodiversità facciano la fine della banche vegetali dell’ Iraq o dell’Afghanistan che sono state distrutte dalla guerra.
Diritti vegetali
La proprietà delle sementi, argomento assai discusso a livello internazionale a causa delle questioni che rimangono aperte di fronte a questioni come la brevettabilità del genoma resterà nelle mani dei Paesi d’origine, nonostante l'investimento di circa due milioni e mezzo di euro per costruire la struttura sia a carico del governo norvegese. «Ci auguriamo così di preservare la diversità biologica in agricoltura, soprattutto delle colture essenziali per l'alimentazione - ha affermato il Ministro dell'agricoltura di Oslo, Terje Riis-Johansen - Penso che numerosi Paesi utilizzeranno questa cassaforte genetica anche per premunirsi contro le malattie delle piante e altre minacce».
La scelta della Norvegia non è casuale. Il Paese Nordico non è nuovo a esperienze di questo tipo. La Banca Genetica Norvegese, infatti, ha immagazzinato in una struttura simile, insediata in una miniera di carbone abbandonata proprio nella stessa isola Svalbard, fin dal 1984, oltre 10 mila semi appartenenti a duemila coltivazioni differenti di trecento specie diverse, accumulando così un know how di livello internazionale nella conservazione delle sementi con il freddo.
Sergio Ferraris
L'articolo è stato pubblicato su La Nuova Ecologia